giovedì 27 febbraio 2014

Italiani Cincali: la migrazione in Belgio prende il nome di Mario Perrotta

Squinzano, Brindisi, Ostuni, Monopoli…
Il treno ci porta indietro nella memoria di sessant’anni fa: un’Italia martoriata dalla guerra rincorre uno spiraglio di luce, trovato per paradosso nella fuliggine delle miniere di carbone in Belgio. La storia degli immigrati pugliesi diretti oltre il confine in cerca di fortuna e destinati a lavorare a fianco alla morte fino alla pensione… di invalidità perché ammalati di silicosi.


L’attore leccese Mario Perrotta indaga, intervista, scava nel proprio passato da figlio di emigrato per tirare le somme in una storia di discriminazioni e di soprusi, nata come speranza di riscatto di un popolo sul lastrico del  secondo dopoguerra. I cunicoli asfissianti dei cantieri, le temperature esorbitanti, il buio che offuscava anche i pensieri pendono dalle labbra dell’attore che usa solo una sedia in scena per raccontare e poi naturalmente gli sguardi, i gesti e le tonalità della voce modulate per i personaggi interpretati. Sì, perché in scena ci sono il piccolo Mario, che racconta i momenti autobiografici e di cronaca, e  Pinuccio il postino, il testimone oculare dell’intera vicenda.

Cerignola, Foggia, Vasto, Pescara, S. Benedetto del Tronto, Ancona, Fano.
Un lungo dialogo di memorie intrapreso con ‘a Signuria vostra, visto dagli occhi di chi l’emigrazione l’ha vista scritta sulle lettere spedite dai mariti lontani, recapitate alle mogli rimaste sole al paese. L’unico uomo capace di scrivere, leggere e fare di conto racconta la storia della povera Puglia, dall’arrivo dei Longhibardi contrastati dai Bizantini, alle invasioni di Svevi, Normanni, Turchi, Saracini, Angioini, Aragonesi e Barboni di Napoli  «che non trovarono più niente, neanche gli occhi per piangere».
Il Postino è la memoria del paese, conosce le storie di tutti gli emigrati del posto. Legge, immagina, racconta alle famiglie di quanto sia bella la vita fuori dall’Italì: Brussèl, Stuttegarte, Zuricche e Lièsce, complice di mariti che nascondono alla famiglia l’orrido della vita da minatore, in cambio di stipendi, sacchetti di carbone e silicosi.

Rimini, Cesena, Forlì, Faenza, Imola, Bologna.
Promesse di lavoro in Belgio, buon lavoro retribuito, la possibilità di trasferimento dell’intera famiglia sembrano essere il miracolo, la salvezza per questo popolo. Cinquantamila operai nazionali sotto i 35 anni di età, con l’ignoranza in spalla e armati di buona salute, non hanno esitato a partire. Ovviamente in condizioni disagiate: viaggi di 50 ore, alloggi nelle baracche dei campi di concentramento, imprigionati e accusati di rescissione di contratto se si rifiutavano di non scendere in miniera. In cambio della manovalanza prestata al Belgio, l’Italia riceveva 200 Kg di carbone al giorno per ogni minatore italiano: un ottimo affare per la produzione di energia che andava appunto a carbone.

Modena, Reggio Emilia, Parma, Fidenza.
Perrotta porta in scena l’inferno con il sudore che trasuda dai ricordi e dalla sua fronte. Sguardo diretto al pubblico che immedesimato si fa piccolo per entrare anche lui nelle strettoie di fuoco delle miniere dove il gas grisù penetra i pori della pelle e dei  polmoni. Scendendo per sette-ottocento metri sotto terra, i racconti indossati al posto dei cappotti ci stanno stretti e sporchi di nero, ricordano le nostre radici, che non sono lontane da quelle dei minatori lissù: Italiani cincali ci chiamavano, ovvero Italiani zingari che rubano lavoro ai Belgìc disoccupati. 


Piacenza, Lodi, Milano Garibaldi.
Le storie tragiche sono decorate da divertenti aneddoti del postino che, oltre a recapitare lettere, deve far compagnia e “dare conforto” alle vedove bianche del paese, sole e senza marito. L’uomo fa sani gesti di altruismo verso le  donne in preda a bollori ormonali: dunque si ride un po’.

Charleroi, 1956: a Marcinelle esplode la miniera di carbone per una serie di disgraziate coincidenze e assenza di norme di sicurezza sul posto di lavoro; 262 morti, su 274 lavoratori presenti.
San Lazzaro 2013: gli applausi vanno a Perrotta, a tutti gli ex lavoratori attaccati a un respiratore per sopravvivere alla silicosi, e a tutti i morti riportati in vita dai testi di Mario Perrotta e Nicola Bonazzi.
Applausi.

Visto all’Itc Teatro di San Lazzaro il 22 febbraio 2014

Italiani Cìncali! 
Parte prima: minatori in Belgio
di Nicola Bonazzi e Mario Perrotta 
interpretato e diretto da Mario Perrotta 

dedicato a Lucio Parrotto

Angela Sciavilla

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